Il quarto stato – Giuseppe Pellizza da Volpedo

    Portato a compimento dopo un decennio di prove e di modifiche, il grande dipinto sottolinea la comparsa sulla scena di una nuova classe sociale. Il quarto stato, conservato al Museo del Novecento, raffigura un gruppo di braccianti che marcia in segno di protesta in una piazza, presumibilmente quella Malaspina di Volpedo. L’avanzare del corteo non è violento, bensì lento e sicuro, a suggerire un’inevitabile sensazione di vittoria. Pellizza intendeva proprio celebrare l’imporsi della classe operaia, il «quarto stato» per l’appunto, a fianco del ceto borghese.
    L’artista rappresenta così, una compatta schiera di persone che lascia un fondale verdeggiante e viene in avanti, con un progressivo schiarirsi dei colori dal fondo al primo piano: la presenza di una donna con un bambino fra i personaggi più vicini ricorda che il problema di un equilibrato inserimento sociale non riguarda solo i lavoratori delle fabbriche ma l’insieme delle loro famiglie. Il titolo si richiama alla Rivoluzione Francese di fine Settecento, quando il “Terzo Stato”, il ceto borghese, aveva rovesciato i privilegi dell’aristocrazia e dell’alto clero: definire la classe dei lavoratori delle industrie “Quarto Stato” significa prendere coscienza della nascita di una nuova realtà. Il dipinto è stato ripetutamente utilizzato come “manifesto” da vari partiti: ma in realtà non ha un preciso indirizzo o un colore politico, proponendosi difatti come una riflessione di carattere sociale e umanitario.