Piero Portaluppi

Mancano due giorni a primavera quando nasce Piero Portaluppi, futuro protagonista dell’architettura milanese. Diplomatosi nel 1905 all’Istituto tecnico Carlo Cattaneo, si iscrive al Politecnico e contemporaneamente si dedica alla caricatura, collaborando con alcuni giornali satirici milanesi (“Il Babau”, “A quel paese” e il “Guerin Meschino”). Insieme alla laurea in architettura, nel 1910 il diligente ed eclettico Piero, ottiene dal Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano la medaglia d’oro come migliore laureato del Politecnico e l’anno seguente la nomina ad “assistente straordinario di Architettura superiore”, nomina che segna l’inizio della sua carriera accademica. Sul fronte professionale, nel 1912 Portaluppi inizia a collaborare con Ettore Conti, del quale, l’anno seguente, sposa la nipote poi figlia adottiva Lia Baglia, e per il quale progetta numerose centrali idroelettriche, localizzate soprattutto in val Formazza (1912-1930). Alla fine della Prima Guerra Mondiale, ottiene, fra gli altri incarichi la “riforma” della Pinacoteca di Brera e della Casa degli Atellani, divenuta residenza di Ettore Conti; si lega a importanti committenti della borghesia milanese quali i Borletti, i Fossati, i Crespi (casa Crespi in corso Venezia, 1927-1930, palazzo Crespi in piazza Crispi, 1928-1932), Angelo Campiglio e Mino Brughera; progetta il Palazzo della Banca Commerciale Italiana (1928-1932) e il Planetario Hoepli (1929-1930). Per l’industria, alle centrali idreolettriche si aggiungono gli stabilimenti per la Società Ceramiche Italiane di Laveno i padiglioni Alfa Romeo, Agip e Pirelli alla Fiera di Milano (1925-1928 e, nel 1926, vince il concorso con Marco Semenza per il Piano Regolatore di Milano, col progetto “Ciò per amor”, dall’anagramma dei loro nomi. Nel 1929, a conferma di un ruolo ormai riconosciuto, è chiamato a realizzare il padiglione italiano per l’Esposizione universale di Barcellona. Nello stesso anno, con il restauro della Cappella degli Atellani, inizia il lungo lavoro su Santa Maria delle Grazie: restauro della chiesa (193-1938), ricostruzione (1944-1948) e sistemazione della sagrestia bramantesca (1958-1959). Gli anni Trenta lo vedono ancora intensamente impegnato in progetti pubblici e privati: palazzo INA in piazza Diaz (1932-1937), villa Campiglio (1932-1935), il palazzo Ras in via Torino (1935-1938), e il Palazzo dell’Arengario (progetto realizzato fra il 1937-1942, con Griffini, Giovanni Muzio e Pier Giulio Magistretti a seguito della vittoria al concorso per la sistemazione di piazza del Duomo.) Nel dopoguerra, Portaluppi si lascia alle spalle due procedimenti di epurazione, diventa preside della Facoltà di architettura (carica che manterrà fino al 1963), presidente dell’Ordine degli architetti (1952-1963), membro del Consiglio Superiore per le Belle Arti e Antichità, del Consiglio Nazionale per le Ricerche, della Pontificia commissione d’arte sacra, presidente del Comitato tecnico del Teatro alla Scala. Benché l’attività professionale sia rallentata, Portaluppi interviene su alcuni dei più importanti edifici storici milanesi: Brera (1946-1963), la trasformazione del convento di San Vittore a sede del Museo della Scienza e della Tecnica (1947-1953), quella dell’Ospedale Maggiore a Università Statale (dal 1949), la Piccola Scala (1949-1955), il disegno del sagrato di Piazza Duomo (1964) e progetta nuovi edifici, tra cui la sede milanese della Ras in collaborazione con Gio Ponti (1956-1962) e la casa dello studente alla Cité Universitaire di Parigi (1952-1958). Il 6 luglio 1967 si spegne nella sua casa in corso Magenta. Dal 1999 è stata istituita nei locali dello studio dell’architetto la Fondazione Piero Portaluppi.