Giuseppe Verdi

La prima volta che venne a Milano, Verdi aveva 19 anni. Era uno “straniero” (era nato a Busseto, nel ducato di Parma e Piacenza, e dunque all’estero rispetto al Lombardo-Veneto governato dagli austriaci). È un contatto poco felice: Verdi non viene ammesso in quel Conservatorio che oggi porta proprio il suo nome. Eppure, da questo momento, tra il compositore e Milano si intreccia un legame straordinario. Il trionfale successo di Nabucco alla Scala nel 1842 lancia Verdi nel mondo musicale, ma anche nel cuore di tutti gli italiani: Va pensiero diventa un inno per l’indipendenza nazionale. La carriera di Verdi prosegue con il sostegno della casa editrice musicale Ricordi, con i rapporti intensi con Alessandro Manzoni, con una serie ininterrotta di successi. A Milano Verdi ha dedicato quella che ha definito “la sua opera più bella”: la Casa di Riposo per musicisti, costruita in stile eclettico da Camillo Boito. Verdi morì il 27 gennaio 1901 in una stanza, lasciata poi intatta, del Grand Hotel et de Milan. Le vie sotto le sue finestre erano state ricoperte di paglia perché il rumore delle carrozze non disturbasse le sue ultime ore. Verdi non voleva funerali solenni, ma più di centomila milanesi accompagnarono in silenzio il feretro del “loro” compositore.