Caravaggio e il “canestro di frutta”
La Canestra di frutta, capolavoro di Caravaggio, è un tesoro fra i tesori della Pinacoteca Ambrosiana. L’ancora giovanissimo pittore aveva da poco lasciato Milano per trasferirsi a Roma. Dopo un inizio difficile, la sua carriera conosce un rapido crescendo grazie all’attenzione di collezionisti colti e raffinati, come il cardinale Federico Borromeo, che si è subito mostrato entusiasta di questo dipinto. Al centro dell’opera è raffigurata una canestra di vimini intrecciato con al suo interno frutta di vario genere: alcuni grappoli di uva bianca e di uva nera sporgono verso il basso; alcune pere, una mela bacata, fichi e, infine, una pesca; le foglie ancora attaccate ai rametti, sono secche e bucate da insetti. Lo sfondo, invece, è privo di dettagli e ricorda una parete intonacata.
Nel dipinto si colgono due tendenze storico-artistiche. Intanto quella del tardo-manierismo che esprimeva l’interesse degli artisti verso le raffigurazioni della natura. L’altra che eleva a soggetto del dipinto un elemento che prima era di contorno al ritratto: i cesti di frutta, stoviglie e cibi erano infatti presenti su tavole o come attributo di qualche personaggio o scena religiosa.
Avvicinatosi alle opere fiamminghe per la rappresentazione e l’attenzione al dettaglio, Caravaggio utilizza prevalentemente colori caldi e la composizione cromatica è condizionata dal giallo ocra dello sfondo. Alcune foglie inoltre sono in controluce e assumono una tonalità verde molto scura.Lo sfondo chiaro, luminoso e bidimensionale mette in evidenza la frutta raccolta nella canestra. L’illuminazione è diffusa e rivela ogni particolare presente sulla superficie dei frutti e la particolarità della buccia. Caravaggio riuscì, così, a creare una efficace illusione di tridimensionalità e solidità delle forme.
Con questa tela, l’unica della sua produzione in cui non compaiano figure umane ma solo oggetti inanimati, Caravaggio pone le basi della natura morta alle soglie del Seicento, e ne offre un modello insperabile, assoluto, disarmante per gli artisti successivi. Nessuno, dopo di lui, riuscirà a evocare il senso di malinconia e di “verità” toccante di questo semplice, straordinario cestino di frutta.